Pensieri


Sulla via di casa, 3 luglio 2000

11796211_10207346266364328_8472506485973146790_nQuesto piccolo mare
mare di sabbia
un bicchiere di mare
è il mio.
E’ in questa poca acqua
di poco sale
di poco fondo
di pochi pesci e di molti uomini
che ho imparato a nuotare.
A nuotare la poca e tanta acqua
il poco, il tanto, il niente sale.
È qui che ho “varato”
le braccia in cerca dei miei figli,
è da qui che ho preso il largo
ed è da qui che prenderanno il largo.
È questo mare buono
che m’ha restituita a riva
le mille volte che sono affondata
le mille volte che avrei potuto affondare
annegare, disciogliermi acqua nell’acqua
poca acqua in poca acqua
di poco sale,
di abissi meno profondi
di quelli del mio cuore giovane.

11796465_10207346262084221_35683499820580987_nGiovane e stupida
come le ragazze di molto mare
e di poco porto
di molto ozio
e di poca fatica.
Ché si capisce male anche la parola
e si invecchia prima.
Oggi che sono giovane
più delle vecchie ragazze che incontro
lo so.
So quanto è buono questo mare
quanta memoria ha quest’acqua
di piccolo mare.
Accarezza ancora le mie braccia
come da piccina
tiepido e dolce,
le mie braccia
come seta veneziana
come oro di Bisanzio.
Io vengo dal cuore di spuma
di un piccolo mare,
quasi un sorriso tra costa e costa.

da Gradini di Vetro


Dario, settembre 1993

È sulla linea di ritorno
dell’occhio incavo su se stesso.
Ricerca il mito antico
dell’eroe giovane e forte
che muore e risorge in eterno.
Teorie di elmi vuoti
su sagome di corpi umani
bianco-cadavere
elmi e ancora elmi
bronzo ferro rame.big-itinerari-roma-archeologica-colosseo-foro-palatino
Quasi l’odore dello scontro
la nostalgia per il nemico ucciso
o per il compagno amato
ché non era peccato
nel mondo pagano
l’amore virile.
Poi il Cristianesimo
ansia di simboli dolenti
peccato e sangue
rosso-colore
rosso-preghiera
ideogramma iterato all’infinito.
Il paganesimo fa gli eroi
il Cristianesimo i martiri.
La resurrezione qui è bianca
come la morta
bianca e pura.
Sono materia vuota
materia interiore
la meteorite dell’inizio
nella fallocratica acropoli
della scultura di Mimmo Paladino.

da Gradini di Vetro


Felicità

Siamo cari solo agli dèi, noti esseri felici.
Non c’è fibra d’uomo
generosa o indulgente
con la gioia altrui.
La felicità, pura e semplice felicità,
inquieta più del peccato
perchè di quello tutti immaginano la strada
di questo non sospettavano l’esistenza
prima del mio sorriso garbato
della trasparente luce del mio cuore
dei miei passi che non toccano i loro sassi
della mia lingua che narra fiabe ignote.

da Gradini di Vetro


Congedo

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Resterà di me
l’esserci stata,
danni e doni.
Lascerò di me
due figli chiari
su questa terra scura.
Lascerò di me
una vita ascoltata
sommessamente
raccontata a più voci,
una per ogni orecchio
che era ad ascoltarla.
E ho imparato
che il destro
non sente
come il sinistro.
Lascerò di me
una vita spiata
tra le dita
a schermo sugli occhi.
atriesteNe ho perso
solo il bagliore più accecante
perchè la vista mi rimanesse.
Lascerò canzoni e poesie
forse solo parole
di vetro
in questo mio tempo
di terra e sassi
e di azzurri nuovi
belli e gravi
bave di paradiso.
Quanto paradiso
m’è scivolato fra le mani
come biglie di mercurio
è finito nei tombini.
eremoNei tombini
e nei miei occhi
scie azzurre di lumache
torneranno a tagliarvi
la strada nella notte.
Fermatevi a questa stazione
di paradiso,
guardate il vostro compagno di viaggio
e se siete soli
guardate la solitudine
negli occhi.
Se non sono
i compagni amati
seppure un tempo voluti
lasciateli andare
lasciate che possano
anche loro
riconoscere il paradiso
all’ombra di un’altra luna.
Sorridete alle maledizioni:
non capiscono mai
che è sempre l’ultima carezza
a salvargli la vita,
non la prima.
È l’urlo
doloroso e forte
di rinascere
alla libertà.

da Gradini di Vetro


Il giorno in cui mi sono amato davvero

Il giorno in cui mi sono amato per davvero
ho capito che in ogni circostanza ero al posto giusto,nel momento giusto. E allora ho potuto rilassarmi.
Oggi so che si chiama Stima di sé.

Il giorno in cui mi sono amato per davvero12781962_10208818542410309_655049324_n
ho percepito che la mia ansia e sofferenza emozionale non erano altro che un segnale quando contrasto le mie convinzioni.
Oggi so che si chiama Autenticità.

Il giorno in cui mi sono amato per davvero
ho cessato di volere una vita diversa ed ho cominciato a vedere che tutto quello che mi succede contribuisce alla mia crescita.
Oggi so che si chiama Maturità.

Il giorno in cui mi sono amato per davvero
ho cominciato a vedere l’abuso nel forzare una situazione od una persona con l’unico scopo di ottenere ciò che voglio, sapendo benissimo che né la persona né io siamo pronte e che non è il momento.
Oggi so che si chiama Rispetto.

Il giorno in cui mi sono amato per davvero
ho cominciato a liberarmi da tutto ciò che non mi era salutare, persone, situazioni, tutto ciò che abbassava la mia energia.
All’inizio la mia ragione chiamava questo Egoismo.
Oggi so che si chiama Amor Proprio.

Il giorno in cui mi sono amato per davvero
ho smesso di temere il tempo libero ed ho smesso di elaborare tanti piani, ho abbandonato i grandi progetti per il futuro.
Oggi faccio ciò che è giusto, ciò che mi piace,quando mi piace e secondo il mio ritmo.
Oggi so che si chiama Semplicità.

Il giorno in cui mi sono amato per davvero
ho smesso di voler sempre avere ragione e mi sono reso conto di tutte le volte in cui mi sono sbagliato.
Oggi so che si chiama Umiltà.

Il giorno in cui mi sono amato per davvero
ho smesso di rivivere il passato e di preoccuparmi per il futuro.
Oggi vivo nel presente, lì dove la vita si svolge.
Oggi vivo una sola giornata alla volta e so che si chiama Pienezza.

Il giorno in cui mi sono amato per davvero
ho capito che la mente poteva ingannarmi e deludermi ma che se la metto a servizio del cuore
diventa un’alleata preziosa.

di Charlie Chaplin


Solo un tappeto

Tante case

nella mia vita.

Mura da scaldare
e c’ho lasciato il respiro

e capelli sul cuscino.Un tappeto Kazaco di nuova produzione, basano la loro disegni su tappeti caucasici più vecchi.Sono stata d’ogni casa

un nome sul campanello
e sulla cassetta della postaper un dito, una lettera.

Il bagaglio non è un problemabasta arrotolare il tappeto sotto il braccio e via.Ridistenderlo è già fare dimora.

Da La misura del canto

Il 20 marzo 2016

 

Il 20 marzo perdevano la vita , fra le altre, tre ragazze toscane. Una era di Greve in Chianti: Lucrezia Borghi. Una era stata prima mia allieva, poi mia giovane Amica. Avevamo un appuntamento vago al suo rientro, ma un appuntamento. E Luly non sarebbe mancata, perché era una donna di parola. La madre Cecilia mi ha chiesto di non mancare all’appuntamento in Chiesa e poi ad altri appuntamenti a seguire…perché Luly c’è ed ha lasciato una serie di impegni. E noi, persone di parola, non possiamo mancare. Così l’abbiamo salutata il Venerdì Santo, autentico Venerdì Santo, per noi cittadini di Greve

La Professoressa Rotondi chiede perdono a tutti: a Cecilia, a Fabrizio, a Gregorio e . soprattutto, a Lucrezia. Non sono preparata. Ho a lungo cercato le parole per descriverti Lucrezia cara, per ricordarti. Alla Veglia i giovani le hanno trovate. Sai perché? Perché questa esperienza li ha fatti grandi: sono cresciuti, maturati dolorosamente tutto ad un tratto. Meravigliosi loro! Io, come tutti gli adulti, come  babbo Fabrizio ,  mamma Cecilia e altri, siamo tornati piccini e fragili. Passerà?

Allora ti ricorderò come  può il disegno di un bambino ricordare un capolavoro. Tu sei un capolavoro: tessuto fine d’Amore autentico di mamma Cecilia e babbo Fabrizio.

Provo, insomma, a fermare “l’idea”.

Tu eri DEVOTA, AFFETTUOSA e GRATA.

Hai finito di essermi alunna e mi sei divenuta AMICA, al contrario di quanto accade nella vita che distrae. Non hai mai badato  “all’utile”: schietta , autentica e diretta andavi dritta ai valori come babbo e mamma ti hanno insegnato:  devota alla famiglia, all’amicizia, all’Amore, all’onestà. Non ti disperdevi in mille rivoli. Finché non hai incontrato l’uomo in cui RI- conoscere quei valori, non ti sei distratta: o Amore o nulla. Quando hai incontrato Filippo mi dicesti : “ E’ lui”. Sì Lucrezia era lui, perché ti ama così tanto da averti lasciata andare, perché lo sa che la tua strada resta la tua, perché voleva il tuo bene e tu il suo.Ti divertivi con innocenza, operando in parrocchia, lavorando per imparare l’inglese. Ti divertivi faticando, perché eri operosa. Una ragazza devota al Signore: una contaminazione di gioia autentica! Quanti ricordano il tuo sorriso…

Affettuosa. Eri capace di attraversare la strada per venire a salutare e non avresti mai tirato di lungo evitando un saluto. C’eri anche da lontano . Chiedevi scusa mille volte se non potevi esserci ( penso ad una serata per ricordare Caporossi, penso al Salone dei Cinquecento, al pranzo a Greti: eri rimasta ad accudire la nonna per consentire a mamma e a babbo di aiutare in cucina).

Grata. Grata della vita , innanzitutto. Felice di vivere, ma con giudizio, con prudenza e ponderazione. Eri sempre attenta e curiosa. Mi eri grata per il poco che ho potuto trasmetterti. Procedevi col tuo passo dritta alla meta, perché eri anche LUCIDA E DETERMINATA. A soli 11 anni mi hai detto: “ Io devo finire gli studi, imparare le lingue e andare a NY dallo zio . Io vivrò là” Direte che beh…ci credo”, invece no: non è detto che se ho uno zio medico io voglia poi fare il medico, specie lontano dal babbo ,  dalla mamma, dal fratello che amava devotamente.

E’ , piuttosto, che  Lucrezia aveva il dono della lucidità e determinazione dei puri di cuore.

Poi il PULLMAN. Io che lì non ti pensavo ( ero rimasta a quando ti faceva male e a quella volta con Cavari: ti eri sentita male e abbiamo discusso con l’autista), invece eri sul PULLMAN, quel pullman, quello che si è capovolto. E ha capovolto i tuoi progetti, i tuoi sogni, le nostre vite. E’ stato IL DRAMMA, l’AZZERAMENTO ( rabbia disperazione).

Poi arrivi tu: suggerisci ai tuoi giovani allievi di catechismo diventati grandi  che “ sei solo nell’altra stanza”, suggerisci a me, tornata piccina che abbiamo un’ARMA: LA FEDE.

IL GRANDE DOLORE PUO’ RENDERCI PIU’ FEDELI. IL GRANDE DOLORE PUO’ SOSTITUIRE IL TRABALLANTE RONZINO CHE CAVALCAVAMO SINORA, CON UN PURO SANGUE. Può.

Questo è stato il tuo ostinato messaggio, ostinato e meraviglioso come te.

E allora vorrei che di noi si dicesse:“Folli sono questi cristiani che cantano e ballano quando un fratello muore”: proprio come si diceva dei primi cristiani , hanno tutti cantato e ballato, folli per il dolore della perdita e lieti di pensare Lucrezia accoccolata nel palmo del Padre.”

La tua per sempre Prof. Rotondi

Frida

Per i grandi cuori che muoiono nel corpo ma che continuano a battere nel respiro della notte, non ci sono canoni o bellezze regolari, armonie esteriori, ma tuoni e temporali devastanti che portano ad illuminare un fiore, nascosto, di struggente bellezza.

(Frida Kahlo)


In memoria di Lucrezia, 21 gennaio 2017

Intervento alla cerimonia di consegna delle borse di studio Erasmus in ricordo di Lucrezia Borghi.

Ci vuole del coraggio a prendere la parola dopo gli interventi appena ascoltati, così ponderati, giusti, alti.

Ma ci vuole del coraggio, anche perché certamente qualcuno tra di voi starà dicendo : “Riempiono con le parole un vuoto, un’enorme voragine lasciata dall’assenza di Lucrezia”.

Io credo, invece, che siamo qui per virtù della parola e per un senso di pienezza e non di vuoto.

Se siamo qui è per ricordarci che siamo pieni di lei: della sua ostinata voglia di capire, imparare, ad esempio. E chi insegna sa che questa è intelligenza. Simon Weil diceva che “l’intelligenza può essere guidata soltanto dal desiderio e perché ci sia desiderio devono esserci anche piacere e gioia. La gioia di imparare è indispensabile agli studi, quanto lo è la respirazione per i corridori. Là dove manca, non ci sono studenti, ma povere caricature di apprendisti, che alla fine del loro apprendistato non avranno neppure un mestiere”.

Siamo pieni inoltre perché ricchi dell’amore che ci ha lasciato nei suoi pochi anni con noi, pieni della sua generosità che ne faceva una ragazza autentica, profondamente buona. Non è un caso che noi eravamo qui a piangerla, mentre una compagna di appartamento trovava un pacco preparato da lei per un ragazzo meno fortunato, un clochard avvicinato giorni prima.

Sicché grazie Lucrezia per averci riempito di amore per tutti i giovani come te  che sono presenti in così larga misura  questa sera fra noi, sia  fra chi dà e chi riceve ( le due studentesse che ricevono la borsa di studio e i giovani del Rotaract che tanto si sono impegnati raggiungendo l’obiettivo)! Grazie Luly. Sono giovani come te che studiano senza farne un’impresa epica, senza alzare muri verso il tempo per l’altro. Lavorano  con serietà e generosità di sé  spendendosi per l’altro.   Grazie Lucrezia per la pienezza con cui posso dire: meravigliosa testona , innamorata di tutto e tutti oltre che dei libri e della tua strada decisa sin da piccina: l’America e il tuo impegno lavorativo lì.

Una strada che stavi percorrendo con gioia, desiderio, generosità ,  disciplina.

L’altro nodo da sciogliere, tenendo di fronte a me Lucrezia e non riferendo un mio pensiero, ma suo, è che le parole contano quando dicono qualcosa.

Lucrezia stessa è frutto di una parola, infatti:  vogliamo chiamarla dichiarazione ? Il giovane, dolcissimo e determinato, Fabrizio che non si è lasciato intimorire dalla forza di Cecilia, una ragazza ostinata proprio come sarà la loro bambina, la loro  Lucrezia, nata da una parola fra quei due giovani. Vogliamo dire  amore? Impegno?

Lucrezia disse “le parole contano quando dicono qualcosa”. Ecco io mi fermo qui, perché almeno le mie, non direbbero nulla di più, ma ricordiamoci che siamo qui per PIENEZZA e non per celebrare un vuoto, tant’è che si dona in nome di Lucrezia, una cittadinanza intera dona attraverso il suo Primo Cittadino e dei giovani donano ad altri giovani per facilitarle nell’Erasmus; e le parole che dicono qualcosa contano, perché al principio,  in ogni principio è sempre la Parola e Lucrezia, non dimentichiamolo, aveva Fede.

Ora vorrei salutare Lucrezia con dei versi forse noti a qualcuno, ma da me riadattati, poiché nascono al maschile, riadattati proprio su di lei:

Fanciulla scaltra / sei andata via / mentre ancora era fresco il tuo sogno / che acclamavamo. / Troveranno fresche / le tue labbra gli angeli / e fresco l’alloro tra i capelli / che noi ponemmo alla ragazza dal piede d’avorio / e alla sua danza rosa”.

La tua Prof. Lorella Rotondi

21 gennaio 2017, dieci mesi e un giorno dall’incidente il cui dolore si rinnova con i giovani studenti ungheresi morti nella notte nei pressi di Verona.

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A N.G

nicola

Il tramonto  annega malinconie/ la notte scende dalla collina / accarezza  le palpebre/Nel sonno  sarò vivo / della vita di ieri/ sognerò  la vita di domani /  dimenticherò  la fatica di germinare ancora.   


Il volo ti sia lieve

Il volo ti sia lieve a N. G.
Ho visto lo sguardo di gennaio
ma frequenti  il sole di luglio.
Ora che Il dolore toglie il bavaglio
l’urlo diventa un sudario.
La ferocia veste il saio
s’incurva la carezza
sull’ultimo travaglio.
Il parto della morte
è di certo una nuova sorte
apre le porte con l’umido  sudore
proprio come nell’afa
 delle notti d’ amore.
Lo stesso grido breve,
all’alba come al congedo.

Il volo ti sia lieve.

 

volo

Lorella Rotondi

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